UNA PROVA PRATICA

 

INDICE

5. LA SOLMISAZIONE ................................................................................................

6. REALIZZAZIONE DI UNA UNITÀ DIDATTICA .........................................................

6.1 CANONE A 4 VOCI ......................................................................................

6.1.1 Vantaggi per il docente .....................................................................

6.1.2 Vantaggi per gli alunni .......................................................................

 

 

5. LA SOLMISAZIONE

 

Nel corso di questa ricerca ho più volte accennato alla solmisazione, per cui ritengo utile chiarire un po’ meglio di cosa si tratta.

La solmisazione[15], detta anche tecnica del do mobile, è un metodo didattico utile per sviluppare l’intonazione degli intervalli e favorire la lettura intonata della musica.

Esso consiste nel cantare dei brani tonali o modali, usando le sillabe DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI, (quest’ultima talvolta sostituita con TI), non per denominare l’altezza assoluta dei suoni, come avviene nel nostro solfeggio cantato, ma per indicare la funzione tonale che ogni suono assume in questo tipo di musica. Per cui, qualsiasi sia la tonalità del brano, la tonica del modo maggiore prenderà sempre il nome di DO, la sopratonica quello di RE e così via, mentre la tonica del modo minore si chiamerà sempre LA e di conseguenza sarà possibile stabilire il nome tutte le altre note.

Le note alterate, che vengono introdotte gradualmente e sempre in contesti specifici, come il sesto e il settimo grado ascendenti del modo minore, prendono anch’essi un proprio nome, per esempio FA# prende il nome di FI.

In questo modo, attraverso canti a due e più voci di difficoltà crescente, gli alunni sono portati a memorizzare meglio e più velocemente i suoni e gli intervalli, costruendosi gradualmente una vera e propria tastiera interiore che consentirà loro di sviluppare il senso dell’intonazione e la capacità di imparare velocemente e autonomamente qualsiasi canto.

Per facilitare ancor di più la memorizzazione degli intervalli, i direttori di coro che insegnano con il metodo della solmisazione affiancano a ogni sillaba indicante una nota, un corrispondente gesto delle mani che prende il nome di segno chironomico o meglio fonomimico.

La figura a destra contiene i segni gestuali più diffusi al mondo, nell’ambito della solmisazione, con accanto la corrispondente nota nella tonalità di DO Maggiore.

Talvolta, specialmente nei primi esercizi, si utilizzano degli spartiti semplificati nei quali le altezze dei suoni non sono segnate sul pentagramma, ma sono indicate con le lettere iniziali delle sillabe corrispondenti alle note, per esempio la lettera f indica il FA mentre la d indica il DO, e per indicare se la nota appartiene all’ottava superiore o inferiore viene posto il segno ’ rispettivamente all’apice o al pedice della nota.

Nata intorno all’anno mille grazie all’opera del monaco Guido d’Arezzo[16] con lo scopo di rendere i cantori più autonomi nell’apprendimento e nella gestione del repertorio gregoriano, la solmisazione è stata utilizzata in Italia in ambito didattico fino al XVIII secolo, dopo di che è andata progressivamente in disuso.

Il sistema del do mobile è stato poi riscoperto, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, in quei paesi europei che adottano ancora oggi le lettere per indicare l’altezza assoluta dei suoni, paesi quali la Gran Bretagna, la Germania e soprattutto l’Ungheria, dove, grazie all’opera del compositore e didatta ungherese Zoltan Kodály, è diventato lo strumento base dell’educazione musicale.

In Italia invece, così come in altri paesi europei dove le sillabe della solmisazione hanno soppiantato le lettere dell’alfabeto nell’indicare l’altezza assoluta dei suoni, questa tecnica didattica ha avuto una diffusione molto limitata.

Oggi, per poter ovviare al problema generato dal fatto di dover usare le stesse sillabe per indicare sia l’altezza assoluta dei suoni sia quella relativa, correndo il rischio di generare confusione in chi si accinge per la prima volta a studiare musica, è consigliabile adottare la valida proposta di Pietro Gizzi, insegnante di direzione di coro per la didattica presso il Conservatorio “V. Bellini” di Palermo, che ha ideato un sistema nel quale le sillabe do, re, mi, fa, sol, la, si, sono utilizzate soltanto per indicare l’altezza assoluta dei suoni, mentre nel canto in solmisazione queste vengono sostituite con delle altre sillabe desunte dai nomi delle funzioni tonali dei vari gradi della scala[17]:

TO per indicare la tonica;

PRA per indicare la sopratonica[18];

ME per la mediante;

QUA per la sottodominante, cioè il quarto grado della scala;

DO per indicare la dominante;

NA per la sopradominante[19];

SE per la sensibile.

 


6. REALIZZAZIONE DI UNA UNITÀ DIDATTICA

 

 

 

6.1 Canone a quattro voci

 

Come esempio di utilizzo pratico delle apparecchiature informatiche ho realizzato una tipica unità didattica[20] che ha come contenuto un canone da me composto.

In campo didattico il canone offre molti spunti interessanti poiché esso è un ottimo strumento per sviluppare l’intonazione e interiorizzare i concetti di monodia e polifonia. Infatti nel canone i due livelli principali della maggior parte delle composizioni musicali, quello diacronico-orizzontale e quello sincronico-verticale, si scambiano, si confondono e si incastrano fra loro.

Il canone è una forma semplice di melodia che si stratifica formando una struttura armonica di base, la sovrapponibilità della melodia è data dalla sfasatura del tempo[21].

Esso consente a un gruppo di esercitarsi nel canto polifonico imparando una sola melodia.

Il brano da me composto è eseguibile a quattro voci, ha un’estensione relativamente limitata (dal sol3 a do5)  e utilizza poche figure musicali (minima, semiminima, semi-minima puntata e croma). Esso può essere utilizzato in una classe che abbia già fatto esperienze di tipo corale e che conosca già i primi rudimenti della lettura musicale.

Per trascriverlo ho usato il noto programma di notazione musicale Finale 2005 della MakeMusic! Inc.


6.1.1 Vantaggi per il docente

 

I vantaggi per il docente, rispetto alla scrittura manuale, stanno innanzitutto nella capacità di questo software, Finale 2005, di trasportare in automatico il brano in tutte le tonalità.

Inoltre il programma possiede due modelli di pagina preimpostati sullo stile del metodo Kodály.

Il primo modello utilizza al posto della chiave di violino un simbolo indicante la posizione del DO nel pentagramma. Spostando questo simbolo in una linea o in uno spazio qualsiasi del rigo, le note del brano vengono conseguentemente spostate in altezza, mantenendo sempre gli stessi rapporti intervallari.

Il secondo modello consente invece di visualizzare soltanto i segni di durata delle note, le cui altezze sono invece indicate con le lettere iniziali delle sillabe della solmisazione su un rigo senza linee.

Qui a destra c’è un esempio di entrambe le modalità di scrittura del mio canone trasposto in FA Maggiore.



Naturalmente le lettere possono essere sostituite con altre, come ad esempio quelle proposte da Pietro Gizzi, il cui modo di applicare la solmisazione ho già descritto nel capitolo precedente:

Un’altra importante funzione disponibile in questo programma è quella di poter inserire delle immagini sugli spartiti. Io ho sfruttato questa possibilità inserendo sotto ogni nota delle figure, precedentemente scaricate da internet e ritagliate con un apposito programma di grafica digitale (Adobe Photoshop), che riproducono i segni fonomimici utilizzati nella solmisazione.

Ecco il risultato con la melodia questa volta trasportata in do Maggiore:

Il file così realizzato può essere salvato sia in versione per SmartMusic, sia in un formato apribile con un programma didattico gratuito, fornito con Finale stesso, che si chiama Finale Performance Assessment, il quale non è altro che una versione parziale e limitata di SmartMusic, con le stesse funzioni già descritte a pagina 67 tranne la possibilità di inserire accompagnamenti nei file. Come già spiegato in precedenza questo programma è tarato per funzionare meglio con gli strumenti a fiato, ma io l’ho provato con la voce di un bambino (voce bianca) su un file preparato per flauto e il risultato è sufficiente.

 

6.1.2 Vantaggi per gli alunni

 

Già utilizzando il software gratuito Finale Performance Assessment i vantaggi per gli alunni sono molteplici:

1.   Potersi esercitare da soli anche a casa;

2.   Poter scegliere di ascoltare o meno la melodia per impararla;

3.   Poter cantare seguendo il cursore che si sposta a tempo sullo spartito e ascoltando il metronomo;

4.   Essere in grado di regolare facilmente la velocità del brano per poterlo studiare prima lentamente e poi sempre più velocemente;

5.   Poter registrare la propria voce per riascoltarsi o far ascoltare ad altri la propria esecuzione, con la possibilità di spedire questa registrazione anche via e-mail;

6.   Avere un feedback relativo alla propria esecuzione, visualizzando le note esatte, quelle errate e quelle cantate in anticipo o in ritardo;

Inoltre, se al posto di Finale Performance Assessment utilizziamo SmartMusic, il quale però richiede un costo di abbonamento, a tutti questi vantaggi si aggiungono:

7.   La possibilità di cantare sopra un accompagnamento, che va preventivamente realizzato sempre con Finale, contenente le altre tre voci del canone;

8.   La possibilità di mettere in loop una parte del brano, cioè ripeterne più volte una stessa porzione, in modo da poterlo imparare gradualmente, per incisi o per semifrasi.

Nel CD ho inserito una versione del canone in formato SmartMusic che consente di visualizzare lo spartito della pagina precedente ripetuto due volte, una volta con le immagini dei segni fonomimici e una volta senza, e che contiene come accompagnamento le altre tre voci del canone che entrano in successione.

 

 


[15] Su questo argomento confronta il seguente testo: Ferrari F. – Spaccazzocchi M., Guida all’esame di educazione musicale, Brescia, Editrice La Scuola, 1985, pp. 44-54.

[16] Su questo argomento confronta il seguente testo: Cattin G., Il medioevo I, Storia della musica a cura della società italiana di musicologia, vol. I parte II, Torino, EDT, 1979, pp. 96-98 e pp. 194-199 contenenti la famosa Epistola ad Michaelem monacum, De ignoto cantu, nella quale Guido D’Arezzo descrive il suo metodo didattico.

[17]  Per maggiori dettagli su questo modo di utilizzare la solmisazione vedi: Gizzi P., La solmisazione in Italia: una nuova proposta, «Musica domani», anno XXXI, numero 120, pp. 15-19.

[18] In questo caso la sillaba PRA viene preferita alla sillaba iniziale SO perchè anche i termini sottodominante e sopradominante cominciano allo stesso modo.

[19] In questo caso la sillaba NA viene preferita alla sillaba iniziale SO perchè anche i termini sottodominante e sopratonica cominciano allo stesso modo.

[20] Su come organizzare una lezione cfr.: Zucchini G. L. – Stefani G., Metodologia e didattica dell’educazione musicale, Farigliano (CN), Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 1980. pp. 18-29.

[21] Vedi: Ferrante A., I suoni del suono – Itinerari didattici per comporre, Palermo, Proprietà dell’autore.